O Mak π… per alcuni di noi la canzone dell’Addio non solo un ritornello, ma diventa una promessa, spesso piacevole. Attraverso una chat arriva ad Ugo Celestino una specie di ‘message in a bottle’ da parte di un ex allievo “estero”:
Salve. Sono Cippi Martinelli, 63-67 Sono qui su queste lontane montagne del Chiapas, Messico sud orientale dal 1996. Arrivai in questo sperduto e dimenticato angolo del pianeta sapendo delle terribili condizioni di queste popolazioni indigene ma quello che trovai fu molto peggio…mi sembro’ subito il posto migliore per fare il medico! Lasciai il Policlinico Universitario di Napoli ed eccomi qua. Lottiamo quotidianamente con mille problemi di salute e di una guerra interminabile, abbiamo sempre fatto anche formazione di giovani indigeni e siamo riusciti a raggiungere, nonostante tutto, buoni risultati…ma ci manca sempre tutto e spesso ci prende la disperazione, ma si resiste e si va avanti! Grazie di avermi accettato tra voi. Un abbraccio a tutti.
L’appello, che suona come qualcosa a metà fra un racconto di Carlo Verdone (“mi imbarcai su un battello battente bandiera libanese…”) e una lettera di Gino Strada… un po’ tutti a dire la verità abbiamo storto il naso. Ma se un ex Allievo chiede aiuto, e ancor più se lo chiede per altri, non può essere ignorato e con spirito cristiano Umberto Albarosa si fa carico di approfondire la questione chiamandolo e poi scrivendo un bel resoconto da sottoporre agli altri ex allievi “esteri” e ad altri. (Potete leggerlo qui ).
Io sinceramente ero molto scettico perché se a 75 anni stai nella giungla a curare una popolazione disastrata in una zona martoriata dalla guerra civile uno magari si fa qualche domanda in più. Considerando anche la mancanza cronica di medici in Italia e il fatto che in Calabria ci vogliono mesi per avere una endoscopia magari se uno vuole fare del bene può andare lí a curare la gente… ma sono mie considerazioni da cinico professionista. Però leggendo il racconto di Umberto mi si apre il cuore, soprattuto quando leggo: “tra i tanti semi germogliati alla Nunziatella, credo che quello fatto crescere da Cippi debba renderci tutti orgogliosi.”
Ed evidentemente non si è aperto solo a me perché, dopo che gli Albarosa Brothers avevano dato un buon inizio e garantito la copertura del fundraising si è aperta una vera gara di solidarietà ed in meno di 24 ore si sono raccolti i 5400 EUR necessari per la riparazione degli endoscopi che sono strumento prezioso per il lavoro di Cippi. La cosa straordinaria è che hanno raccolto l’invito a donare ex allievi di tutte le età e di tutte le latitudini. E come ha scritto Gabriele, non salveremo di certo il Chiapas, ma avremo fatto una cosa buona.
Anche quest storia ha una morale, perché mentre a Napoli si consumava l’azzeramento di tutte le cariche sociali dell’Associazione, senza troppo pensarci su e senza giudicare troppo abbiamo raccolto dei soldi per un amico che sta facendo una cosa buona, curare le persone. Certo il Chiapas non è proprio in cima ai luoghi che l’umanità pensa di salvare e gran parte delle sofferenze della popolazione sono dovute alla guerriglia Comunista, proprio come è accaduto in molte altre regioni del mondo toccate dalla follia del socialismo reale, e ancor peggio dal comunismo armato. Qualcuno ha sussurrato che aiutare i Comunisti è peccato mortale, che dietro la carità missionaria in quei luoghi ci sono scelte ideologiche, e a me è venuto in mente Mario Brega quando dice “A zoccolé io mica so Communista cosí…SO COMMUNISTA COSÍÍÍÍÍÍÍÍÍÍ” pensando al nostro amico. Ma noi non siamo comunisti e il Comunismo, come tutte le ideologie radicali, alla fine si é distrutto da solo e ne restano alcune reliquie. Le persone malate e la sofferenza dei povere e dei deboli, quelle invece restano, e alla fina donare il costo di una cena o di una bottiglia di vino pregiato per una buona causa penso renda sempre il mondo un posto un pochino migliore.
Adesso che si è creato questo ponte nel prossimo futuro magari avremo il piacere di organizzare una videoconferenza dove Cippi ci racconterà la sua straordinaria storia e ci racconterà qualcosa in più degli indio e dei Chiapasini che abbiamo contribuito ad aiutare.
ovvero del Gemellaggio fra due Giganti: l’Eton CCF e la Scuola Militare ‘Nunziatella’.
Giovedì 26 Maggio, presso il prestigioso Eton College, si è tenuto il tradizionale ‘saggio’ della ‘Combined Cadet Force’ che gli inglesi chiamano Tattoo: dalla presentazione dei propri ‘Colori’ all’esibizione della banda con tanto di cornamuse ed allievi il kilt, fino a una vera e propria piccola battaglia con azione di guerra e gran finale con fuochi d’artificio.
Cadetti etoniani dell’unità scozzese “cornamuse”.
Eton, per chi non lo sapesse, è la più prestigiosa scuola inglese istituita nel 1440 dal Re Enrico VI d’Inghilterra come collegio per i ragazzi poveri ma dotati e, pur essendo oggi privata oltre che alquanto elitaria, ha una parte militare che venne istituita nel 1860 (noi c’eravamo già da 80 anni direbbe Siminarion). La Combined Cadet Force fu originariamente istituita come corpo di fucilieri per scopi militari e non meramente ‘didattici’ e fu la prima Forza militare in seno a una scuola a essere mantenuta con continuità.
Perché tutte queste nozioni? Perché rileggendo la storia della Nunziatella da un lato, e di Eton dall’altro non si può non pensare a un ‘match made in heaven’ (“un accoppiamento perfetto”): entrambe sono le più antiche istituzioni nel loro genere; volute entrambe da Re illuminati, (anche se entrambi dalla vita politica assai travagliata), entrambe risiedono nello stesso edificio dove nacquero; entrambe hanno tra i loro ex allievi alcune delle figure più rilevanti della storia dei rispettivi paesi.
Da sx gli Allievi Del Piano, Colapietro, Liguori, Della Corte, Brancato.
Ma veniamo al Tattoo: che non ha nulla a che fare ovviamente col tatuaggio, esso deriva dall’usanza che le truppe inglesi e scozzesi di stanza nei paesi bassi nel XVII secolo avevano per far rientrare le proprie guarnigioni in tempo per il contrappello: alle 21:30 i tamburini dei reggimenti in libera uscita iniziavano a marciare per la cittá suonando per segnare il “doe den tap toe” ovvero ‘chiudete la spina’ (della birra…): era l’ultima bevuta prima del rientro che doveva avvenire entro le 22:00. Soprattutto nel XIX secolo i Tattoo sono divenuti dei veri e propri saggi musical militari in tutto il mondo anglo-americano: quello più famoso è il Royal Tattoo di Edimburgo, che è un vero e proprio show e attrae decine di migliaia di spettatori ogni anno.
E un un grande show è stato il Tattoo di Eton, che tradizionalmente si tiene la sera prima della festa del 4 di Giugno, che è il compleanno del Re George III, altro monarca folle come pure pare lo sventurato Henry VI, e che vivendo quasi stabilmente nell’immenso Castello di Windsor, che domina Eton, si intratteneva spesso e volentieri con gli alunni e favorì molto lo sviluppo dell’Istituzione. Gli etoniani festeggiano tale giorno, che come la maggior parte delle feste inglesi non cade quasi mai il giorno in cui dovrebbe ma il venerdì precedente la ricorrenza, con regate, commemorazioni, e appunto col Tattoo che si tiene la sera della vigilia.
Adesso che sapete di cosa stiamo parlando cercherò di condurvi con me attraverso il ricordo di una meravigliosa sera british di quasi estate: dopo comode 5 ore di macchina dal North Wales fin alle porte ovest di Londra, sulle trafficatissime autostrade inglesi e durante le quali mi tengono compagnia i continui messaggini su ‘Uozzapp’ dei tanti ex ‘esteri’ molti dei quali in fermento pre-evento, giungo nel centro di Windsor. Da lontano si scorge l’immenso Maschio del Castello di Windsor: è una visione disneyana, col cielo terso e le nuvole bianche sul cielo azzurro che incorniciano le mura di pietra matta del castello.
Arrivo in Hotel e non faccio nemmeno in tempo a fermare l’auto che vedo Norante Francesco (Nunziatella 1984-1987 Inghilterra-St. Nicholas at Wade-Kent) che sta lì da due ore come un cane abbandonato e mi accoglie facendomi un sacco di feste. Dopo mi spiegherá che è da quando è arrivato che gira e non ha visto nemmeno una ragazza carina ed effettivamente si stava annoiando… ci raggiungono sul ponticello che congiunge Eton a Windsor Stingo Vittorio (Nunziatella 1991-1994 Stati Uniti-Virginia Beach) e Chiarato Riccardo (Nunziatella 1996-1999 Inghilterra-Londra), così ci sediamo in un pub per mangiare una cosa prima della serata: il nostro organizzatore infatti Gabriele Albarosa è a cena a Eton con il Provost e l’Headmaster, trattato con tutte le formalità riservate agli ospiti d’onore, insieme agli ufficiali di Stato Maggiore Simonelli Gianluca (Nunziatella 1993-1996 Inghilterra-Andover) e Romano Mauro (Nunziatella 1991-1994 Inghilterra-Andover)… e quindi noi ci si arrangia e così ci raggiungono Albarosa Umberto (Nunziatella 1981-1984 Giordania-Amman) e Giulio Fabrizio (Nunziatella 1984-1987 Inghilterra-Londra).
Dopo circa mezz’ora si son fatte quasi le otto e il pub viene preso d’assalto da ben altri 10 ex allievi:
D’Aniello Filiberto (Nunziatella 1996-1999 Inghilterra-Londra)
Di Luccia Giuseppe (Nunziatella 2002-2005 Inghilterra-Londra)
Forte Alessandro (Nunziatella 2000-2003 Inghilterra-Londra)
Pelliccia Alessandro (Nunziatella 1996-1999 Inghilterra-Londra)
Petrone Raffaele (Nunziatella 1995-1998 Inghilterra-Londra)
Palermo Claudio (Nunziatella 1997-2000 Inghilterra-Londra)
Rullo Antonio (Nunziatella 1991-1994 Inghilterra-Londra)
Selvaggio Vincenzo (Nunziatella 1998-2001 Inghilterra-Londra)
Arpaio Luca (Nunziatella 1985-1988 Inghilterra-Londra)
È ora di andare, a piedi ci rechiamo a Eton che si trova sull’altra sponda del Tamigi rispetto a Windsor, e presto passando sotto un arco a sesto acuto in mattoni rossi ci ritroviamo davanti a un grande prato, con alle spalle la imponente chiesa gotica di Eton e davanti il verde intenso della campagna inglese. Si respira immediatamente quell’atmosfera unica da Harry Potter che solo le scuole inglesi hanno…
Alcuni allievi indossano l’abito con le code, il frack lo chiameremmo noi, e fanno da uscieri per gli ospiti. Qui nei minuti che precedono la presa di posti ci riuniamo con i nostri cuginetti Martiniani Stefano (Teulie’ 2005-2008 Inghilterra-Cambridge), Parrinello Antonino ( Teulie’ 2004-2007 Inghilterra-Oxford), Siciliano Lorenzo (Teulie’ 2004-2007 Inghilterra-Londra) e Flacco Raffaele (Morosini 1993-1996 Inghilterra-Londra).
È ora di prendere posto: tutti gli ex Allievi Nunziatella e loro ospiti somo seduti in prima fila e nelle file centrali, come se fossimo delle autorità.
F.Norante, A.Pelliccia, R.Petrone, A.Rullo. Un primo piano di R.Petrone e U.Albarosa.
Inizia la Rivista, che la parte che precede il Tattoo vero e proprio:
<< “Signore e Signori, questa sera segna un momento storico nella vicenda dell’Eton College CCF. Durante gli ultimi due anni abbiamo lavorato ad un programma di scambio tra noi e la più antica scuola militare italiana, la Scuola Militare Nunziatella. La Scuola è stata fondata nel 1787 ed è gestita dall’Esercito Italiano al fine di fornire educazione scolastica di primissimo livello ed addestramento militare per allievi ed allieve tra i 16 ed i 18 anni. [Gli allievi della SMN marciano in prima fila] Questa sera diamo in particolare il benvenuto a cinque degli allievi: Allievo Capo Scelto Roberta COLAPIETRO, Allievo Scelto Simone LIGUORI, Allievo Francesco Saverio DELLA CORTE, Allievo Manuel DEL PIANO, ed Allievo Guglielmo BRANCATO. Diamo il benvenuto anche al loro comandante di compagnia: Capitano Bartolomeo TESCIONE Accogliamo inoltre tra il pubblico molti Ex-Allievi della Scuola Militare e le loro famiglie, convenuti qui per supportare la generazione più giovane dei loro allievi. L’Allievo Capo Scelto Roberta COLAPIETRO, il capo corso della Scuola Militare saluterà ora l’Ufficiale comandante sul campo. Quindi il Comandante della Guardia chiederà il permesso di condurre la Guardia d’Onore. Signore e signori, vi preghiamo di alzarvi mentre le bandiere sono portate in parata. >>
…Così recita lo speaker (traduzione sopra di Nando Scala 1984-1987) e vedere gli Allievi e l’Allieva Capo Scelto in prima fila è un’emozione non da poco.
Entrano gli Allievi della Nunziatella.
Gli Allievi e la Guardia d’Onore si ritirano dopo il saluto alla massima Autorità.
Il saggio, le esecuzioni musicali, il dressage con i cavalli con tanto di musica di Wagner e poi la carica finale sulle note di 1812 di Tchaikovskij sono meravigliose come pure il suono delle cornamuse e le esercitazioni e simulazioni armate, vi è persino un momento goliardico quando due allievi si fingono una coppia di parenti snob in ritardo e arrivano sul pratone sgommando con un 4×4 e poi vengono rapiti da un commando su due jeep battente bandiera pirata (che a un occhio poco a fuoco potevano sembrare bandiere dell’Isis… ), il tutto condito da quell’humour sottile tutto british, come del resto la bandiera pirata e un giovanotto vestito da donna che sono elementi senza i quali per gli inglesi non è altrimenti un vero show…
Cala il sole e con esso anche le temperature e come se non bastasse si leva anche quel venticello che gli etoniani chiamano ‘gianna’, cominciamo a soffrire ma lo spettacolo che dura fin quasi alle 23 è meraviglioso: si marcia, si canta l’inno “God Save the Queen”, viene proiettato un video sulla Regina dove per un attimo si scorge anche un fotogramma con il Colonnello Wilcockson alla Nunziatella insieme al Comandante della Scuola. E poi i nostri ragazzi ricevono come omaggio dal Comandante britannico la pinta di silver, insomma show premi e cotillon e i sorrisi soddisfatti dei ragazzi sono lo spettacolo migliore.
Dalle note dello speaker (traduzione Nando Scala 1984-1987):
<<
A questo punto della serata, Signore e Signori, l’Ufficiale comandante sul campo condurrà le nostre tre esibizioni annuali. Ma questa sera è speciale perché gli allievi ufficiali della Scuola Militare hanno potuto partecipare al CCF Tattoo nell’ambito del nostro programma di scambio. Per ricordare l’occasione, vorremmo offrire dei doni ai loro 5 allievi.
Signore e Signori, per favore salutate gli allievi COLAPIETRO, LIGUORI, DELLA CORTE, DEL PIANO, e BRANCATO.
[Gli Allievi della SMN marciano verso il palco e ricevono in dono dei boccali istoriati con lo stemma della Eton CCF]
>>
Premiazione di Allievi Nunziatella e Cadetti britannici.
Con i fuochi d’artificio si conclude la serata e finalmente possiamo recarci al chiuso per un brindisi, gentilmente invitati dal Colonnello Wilcockson: qui il nostro pronuncia una frase breve ma che ci rende pieni d’orgoglio ripagandoci di tutti i piccoli sforzi fatti per venire fin qui: brinda alla comunità degli ex-Allievi, importante in Italia e nel Mondo. Wow! …Parole dette schiettamente e senza retorica da uno che ci ha visto due volte, e che da dieci anni lavora nella Scuola più lobbista del mondo.
Il Col. Wilcockson
Questo per la verità è un piccolo miracolo che dobbiamo riconoscere a Gabriele Albarosa e al Generale Stefano Mannino (paracadutista Addetto Militare non ex-Allievo), alla loro tenacia e alla capacità di saper coinvolgere tutti. Questa è leadership, questa è Nunziatella.
Ex-Allievi con ufficiali inquadratori della Cadet Force. Notate il crest sullo sfondo. Gli ex-Allievi da sx: A. Rullo, V.Stingo, G.Albarosa, U.Albarosa, M.Bernardi, G.Di Luccia.
Il brindisi dura poco, gli allievi devono rientrare, non prima di aver ricevuto ulteriori elogi per la loro preparazione. E questo valga per i tanti dinosauri che costantemente levano geremiadi contro il ‘livello’ della scuola quando non si sono mai allontanati in vita loro dalla provincia di Caserta o di Salerno… Gli Allievi della Nunziatella tengono oggi più che mai alto il nome della Scuola e dell’Italia! Insieme a Gabriele scambiamo due parole col Capitano Tescione che con il suo sguardo da ufficiale buono ci dice ‘non scordatela mai la Nunziatella ha bisogno degli ex-Allievi!’. E ce lo siamo fatto dire da un altro non ex-Allievo.
Ce ne andiamo col cuore gonfio di orgoglio e la voglia di fare semore di più, nonostante gli apocalittici e gli integrati, ci sono ex allievi nella perfida Albione che non smetto o di smuovere le cose, dopotutto anche il Risorgimento e la carboneria sono iniziati da qui e forse sará la Sezione ‘Carbonari’ Estero ‘Giuseppe Mazzini’ a dare una scossa a tutta la baracca…
Il S.Ten. J.Paull, G.Albarosa, U.Albarosa, V.Stingo sotto il crest della Nunziatella.
Vi lascio con una riflessione, un riempitivo che era stato preparato per esser letto durante il Tattoo, se sostituite le parole ‘Combined Cadet Force’ e ci mettete Nunziatella sembrerebbe scritto apposta!
<< Lo scopo della Combined Cadet Force è di promuovere disciplina ed organizzazione all’interno della Scuola in maniera tale che i ragazzi possano sviluppare qualità di leadership attraverso un addestramento atto a sviluppare qualità di responsabilità, indipendenza, intraprendenza, resistenza e perseveranza, e un’attitudine al Servizio per la comunità. Siamo fermamente convinti che la disciplina richiesta in una vita di Servizio è un ingrediente essenziale per affermarsi nella vita civile della Nazione di oggi. La funzione specifica dell’addestramento al Servizio in seno alla Cadet Force è di offrire un’opportunità ai giovani di coltivare responsabilità e leadership, di mostrare la necessità e il modo di operare delle Forze Armate, di prendere in considerazione una carriera militare permanente o nella Riserva. Nonostante gran parte della formazione dei Cadetti sia focalizzata nell’acquisizione di conoscenze e tecniche specifiche, i ragazzi sono immersi in un modello formativo orientato allo sviluppo personale. Le basi di questo sviluppo personale sono Etica e Valori come il Coraggio, la Disciplina, il Rispetto, l’Integrità, la Lealtà, l’impegno disinteressato, la Giustizia, il Servizio, l’Orgoglio, l’Eccellenza. >>
Floreat Etona, Floreat Nunziatella!
Bernardi Mario ( Nunziatella 1995-1998 ) Inghilterra-Chester
Nel 1837, il 20 giugno, saliva al trono la Regina Vittoria, che avrebbe dato il nome a un’epoca.
Nello stesso anno, per offrire agli ufficiali che desideravano iscriversi a un circolo di pari questa possibilità e risultando quelli esistenti già pieni o quasi, si decise di creare un nuovo circolo dell’Esercito, nel luogo che allora ospitava, e ospita ancora in parte, il fiore della vita culturale e sociale del mondo.
Era appunto il 1837, e come direbbe Renato Benintendi “Noi c’eravamo già”, allora Pisacane era un giovane ufficiale borbonico e Guglielmo Pepe era in esilio a Parigi, e lungo Pall Mall avevano sede la Royal Academy e la National Gallery, oltre a numerosi club e tra cui il celebre Athenaeum: proprio di fronte al celebre edificio che reca un fregio con la copia del fregio del Partenone (proprio allora giunti a Londra per opera di Lord Elgin), sorge l’Army & Navy club.
Infatti il celebre Duca di Wellington insistette affinché il club fosse aperto anche ai membri della gloriosa Marina Inglese.
Fu frequentato tra gli altri dal Generale Sir Edward Barnes, che aveva combattuto a Waterloo e fu primo president del circolo, l’Ammiraglio Sir Philip Durham, il comandate della HMS Defiance alla battaglia di Trafalgar.
Ma il nome con cui esso è conosciuto si deve non a coloro che lo hanno apprezzato nel corso degli ultimi 175 anni: poco dopo la sua apertura in fatti il capitano William (Billy) Higginson Duff visitando il club disse che era simile a una bisca allora in voga chiamata “The Rag and Famish” che potremmo tradurre come “Lo straccio e il morto di fame” o in Napoletano “A mappina e ‘o muort e famme”.
Billy voleva risultare offensivo, comparando il circolo a una casa da gioco malfamata, e invece “The Rag” divenne il nome con cui ancora oggi è conosciuto.
E’ qui lungo Pall Mall che il genio di Sir Conan Doyle, il padre di Sherlok Holmes, ha posto il suo immaginario Diogenes Club, ispirandosi al filosofo cinico, vale la pena una digressione per leggere il gustoso profilo del club e del suo associato.
“There are many men in London, you know, who, some from shyness, some from misanthropy, have no wish for the company of their fellows. Yet they are not averse to comfortable chairs and the latest periodicals. It is for the convenience of these that the Diogenes Club was started, and it now contains the most unsociable and unclubable men in town. No member is permitted to take the least notice of any other one. Save in the Stranger’s Room, no talking is, under any circumstances, allowed, and three offences, if brought to the notice of the committee, render the talker liable to expulsion. My brother was one of the founders, and I have myself found it a very soothing atmosphere.”
Che forse questo sia di ispirazione a quanti fra noi, e sono tanti, hanno delle difficoltà ad accettare i nostri ripetuti inviti… venite che c’è un posto adatto anche a voi! Ma veniamo alla nostra serata.
Sono le 19:30 circa del 12 Dicembre e io Mario Bernardi SMN 95-98 e Gabriele Albarosa SMN 84-87 arriviamo col trenino da Greenwich a Charing Cross: appena svoltate un paio di strade arriviamo a Pall Mall che è un piacere per gli occhi e per lo spirito.
Giungiamo al Club e abbiamo qualche difficoltà nel trovare la cloakroom: un energumeno all’entrata ci dice “in fondo a destra trovate la cloackroom, che è dove si appendono gli abiti” Io e Gabriele ci guardiamo un po’ stupiti: eccerto che sappiamo cos’è la cloakroom. E invece no, non la riusciamo a trovare e manco lo staff sa dove e ritorniamo in portineria, e qui ci spiegano che il guardaroba è nel bagno. Perché Cloakroom in effetti era il bagno, o meglio il gabinetto…. Vedi che è importate conoscere il passato, soprattutto quando si entra nella Storia.
La nostra sala è al primo piano, sono le 19:40 e ci colleghiamo via Skype, grazie a Valerio Cestrone con Napoli e con Herat! Ci salutano da Napoli in primis il Presidente Aldo Carriola 66-70 e Antonio Schiattarella 04-07, e da Herat Giancarlo Sciascia 83-86.
Ma si avvicinano le 20:00 (ora di Greenwich) e arrivano in ordine sparso Umberto Belloni 98-01 Teulié, Dario Capodici Teuliè 04-07 in libera uscita da Hong Kong, Raffaele Flacco 93-96 Morosini, Maria Giovanna D’Orsi figlia di Gianni d’Orsi 74-78 SMN unica eroica donna presente. Fabrizio Giulio 84-87 SMN, Stefano Martiniani 05-08 Teulié, Giuseppe Mascia 97-00 SMN appena giunto anche lui da Hong Kong, Raffaele Origlietti 99-02 Teuliè, Antonino “Ninni” Parrinello o 04-07 Teulié, Vincenzo Selvaggio 98-01 SMN, Lorenzo Siciliano 04-07 Teulié, Canzio Dovigo, a Londra di passaggio da Bucharest, corso 67/71 Scientifico A (roba buona insomma!), Stefano Mannino Addetto Militare a Londra, Col Parà, Francesco Norante 84-87 SMN, Massimo Fedeli 80-83 Morosini, Alessandro Pelliccia 96-99 SMN e Francesco Asaro 03-06 SMN da poco giunti a Londra, e Giuseppe Cirielli 04-07 Teulié, della dinastia dei Cirielli ex allievi.
Dopo un aperitivo molto “fighetto” di finger food accompagnato da un buon prosecco è iniziata la cena seduti: ottimo il tortino di pesce accompagnato con il salmone affumicato (che alle cene di natale non manca mai) e poi un filetto delizioso.
La cena scorre velocemente e arriviamo all’ora dei saluti, due ore e mezza volate via in poco tempo, ci trasferiamo da Quaglino’s un elegante bar a pochi metri dal The Rag.
Il posto è ben frequentato e soprattutto i “ragazzi” si elettrizzano data la presenza di molte signore di bell’aspetto, anche un po’ aggressivo, che qui si chiamano cougar.
Ed è qui che iniziamo su suggerimento di Lorenzo Siciliano a bere dell’ottimo whisky giapponese Yamazaki.
La serata continua ed è proprio nel dopocena che si percepisce (favorito dal whisky?) quello spirito transgenerazionale e anche diciamo inter scuole che ci fa sentire tutti compagni si corso, ma che dico di Classe! (Compresi quelli del Classico!)
Ecco che dopo l’una di notte ci spostiamo al Tiger Tiger, un altro paio di drinks, quattro salti e poi a nanna.
Almeno noi ammogliati perché i ragazzi invece proseguono. Dopotutto a Londra a 25 anni di venerdì sera non puoi andare a letto prima dell’alba.
La serata si conclude gloriosamente, almeno per me e Gabriele, con un sbronza che ci ha stesi per 12 ore.
Il giorno dopo alle 2 pm circa mentre siamo ancora sfasciati Anne, la moglie di Gabriele, ci guarda e dice “ There are things a wife should never have to see”. Solo se avete una moglie inglese potete capire certe cose.
La sera una volta riemerso dai fumi dell’alcool mi rimetto in macchina alla volta di Chester: 390 KM.
Si 390 Km all’andata e altrettanti al ritorno, in effetti ci impiego di meno in aereo ad andare a Roma, eppure lo rifarei oggi stesso: negli anni sono stato a tante cene, pizze, eventi grandi e piccoli.
Questo è stato speciale perché ha tutti gli elementi che una serata fra ex dovrebbe avere: siamo stati a cena in uno dei posti più esclusivi d’Europa, un luogo Istituzionale, Militare e ricco di Storia; abbiamo mangiato bene, abbiamo bevuto ancora meglio e soprattutto ci siamo divertiti come degli adolescenti in Gita.
Ecco a Londra avevamo l’addetto Militare e ci siamo Collegati con Herat, in quel momento NOI eravamo la parte migliore dell’Italia a servizio del Nostro Paese.
E’ questo che la Nunziatella e le Scuole Militari devono essere: un ponte tra il mondo civile e quello militare.
Un grazie ancora a Gabriele che ha dimostrato che è possibile fra sposare le istituzioni con il divertimento, il piacere con il nostro dovere di Italiani all’Estero.
Il 10 ottobre 2014 è nata in Londra una nuova stella. Ma andiamo per ordine: qualche tempo fa arriva agli ex “espatriati” una email da parte dell’ottimo Gabriele Albarosa (84/87) con l’invito a partecipare a una pizza a Covent Garden in quel di Londra in occasione del passaggio in cittá dell’ex allievo, Ambasciatore delle Nazioni Unite nonché ex allievo del 73/76, Sergio Piazzi, che vive da anni tra Ginevra e Malta. In una decina rispondiamo all’appello.
Ci vediamo alle 7 pm a Covent Garden con Gabriele, Alexander il primogenito di casa Albarosa, e a noi si aggiunge presto Stefano Martiniani ex della Teulié (sic) (05/08) con la compagna. Ecco io ho sempre avuto un forte pregiudizio verso gli ex delle altre scuole militari per vari motivi ma Stefano, Ninni Parriniello (Teulié 04/07) e Raffaelle Flacco, ex Morosini, mi hanno davvero fatto ricredere. Qualcuno ha detto che solo gli imbecilli, alla prova dei loro errori, non cambiano idea, ecco almeno mi consolo con questo.
Arriviamo alla pizzeria Rossopomodoro: dal casino del vociare dei clienti e del frullare di camerieri e cameriere fra un tavolo e l’altro sembra proprio di stare a Napoli. È un buon inizio, qui ci attendono Sergio Piazzi, Stefano Capriglione 83/86 arrivato in Fiat 500, Filiberto d’Aniello (96/99) e Vincenzo Selvaggio (98/01).
Arriva come un tornado l’Ingegnere Alchemico Esoterico nonché scrittore nunziatellico Renato Benintendi (73/76) che non vedevo da 10 anni. Renato, che prima per vari motivi e diversi impegni non aveva potuto partecipare, arriva questa volta al gran completo con tutta la famiglia, non solo si aggiungerano poi altri amici napoletani loro malgrado trascinati in questa nunziatellica serata.
L’atmosfera comincia ad essere quella giusta: prendiamo posto in una tavolata da oltre 20 persone, man mano arrivano Davide Collini (95/98) Alessandro Forte (00/03) e Antonio Meli (99/02).
Comincia la libagione e con essa una conversazione da subito colorita da anneddoti nunziatellici ed eccoci tutti nuovamente trasportati nella Mensa Allievi: Sergio e Renato mi pare quasi di vederli in divisa da allievi mentre ci raccontano delle loro avventure nunziatelliche: le chiavi, le incursioni, i famigli e tutto quell’universo che tutti noi conosciamo e che non finisce mai di incantarci.
Ecco qui devo far cadere un’altra riserva: non vi nascondo che temevo che la Sezione Estero fosse un’altra inutile propaggine di una organizzazione spesso sterile: immaginavo che Piazzi fosse tutto sommato molto simile a tanti ex che vivono l’exallievinunziatellitudine come una sorta di circolo del golf, dove compiacersi della loro posizione ed essere incensati dal solito gruppetto di leccaculo interessati a spuntare una raccomandazione, come tristemente spesso avviene.
Avevo quindi un certo pregiudizio: anche qui mi sono dovuto ricredere, Sergio è un “ragazzo” che trasmette entusiasmo e ha una generositá d’animo e una schiettezza dei modi che dovrebbe essere presa ad esempio da tutti ogni ex. La Sezione Estero sará il sostegno e trampolino verso il mondo per tutti i giovani ex allievi che si lanceranno nell’agone globale cui tutti noi ex più o meno maturi possiamo dare aiuto, sostegno e know how. Un’altra piacevolissima scoperta insomma.
Alla cena si aggiunge anche la bellissima e spigliatissima, insomma tutta issima, nipote di Sergio che studia a Londra: una bella ragazza napoletana, non foss’altro che parla milanese, un po’ come la bambina del filmi Incantesimo Napoletano. Vebbè nessuno è perfetto ma come dice sempre la mia consorte, che è professoressa: there is always room for improving. L’abbiamo fatta sedere a capotavola, e all’altro capo sedeva un’altra magnifica fanciulla: bella e dolce come una principessa Paola Benintendi ha pazientemente attenuato il turboleto fratellino, il piccolo Marco, il quale essendo ancora giovane ha declinato per il monento l’esuberanza benintendiana con l’ipercinesi, insomma uno spasso di bambino di cui seguiremo le gesta!
Io dal mio sedevo tra Ali Albarosa, che ormai a 15 anni dovrebbe iniziare a subire un po’ di cappellonaggio, anche se vi posso assicurare che nelle scuole inglesi certe cose non le mandano certo a dire… anzi, e il Collini ormai in Inghilterra da oltre 15 anni.
Dopocena, finita molto sul tardi per gli standard inglesi. ci disperdiamo con la promessa di rivederci presto: una serata fra amici all’insegna dell’affetto e del piacere di stare insieme, senza fuffa. Roba buona insomma.
Pochi (ma buoni) irriducibili nottambuli continuano ad aggirarsi per Soho alla ricerca di un club all’altezza della serata per concludere in bellezza. Ecco la prossima volta ricordiamoci di organizzare un dopocena, magari quest’onere me lo accollo io: dopo aver attraversato un paio di volte le gay street di Soho giungiamo a un Jazz club che però è troppo figo per noi e quindi terminiamo la nostra passeggiata digestiva in un dance club per la veritá non male anche se l’oscuritá del luogo mi porta alla memoria episodi poco edificanti.
Ragazzi non rimorchiate mai al buio in un locale e sopratutto se avete bevuto un po’: come rispose Winston Churchill alla politica laburista che lo accusò di essere ubriaco incontrandolo molto alticcio in un club: cará signora ebbene io sono ubriaco sì. E lei è davvero brutta e racchia. Però vede a me domani mattina la sbronza sará passata, mentre a lei no. Ecco alcuni di noi, compreso il sottoscritto, hanno imparato questa cosa “the hard way”.
Ecco che nel mezzo del casino di un club della city, tra ragazze ubriache che si dimenano, luci stroboscopiche, flash continui e drinks esotici avviene un’epifania: il momento immortalato dall’immagine qui riprodotta l’atto di nascita della Sezione Estero.
Nativity.
Non vi è bisogno di aggiungere altro se non un grazie a Gabriele per l’eccellente organizzazione, a Sergio per essere davvero quell’inspiring figure di cui c’è davvero bisogno oggi più che mai, e a tutti per aver partecipato con l’entusiamo e il piacere di stare insieme. Qualche stronzetto però ancora ci “snobba” ecco noi continueremo a invitarvi e a invitarvi e sarete sempre i benvenuti…
A presto
Mario Bernardi 95/98
North Wales, United Kingdom
Il sartù è uno dei monumenti gastronomici della cucina napoletana. Come molti piatti tradizionali esso è il frutto di una lunga tradizione che, mischiando elementi della cucina patrizia con le possibilitá e il desiderio di opulenza delle classi subalterne, ha generato un pietanza il cui ingrediente principale, oltre ai grassi, è la fatica. Il sartù come il ragù non si assaggia, se sarete fisicamente sfiniti e moralmente appagati dopo aver domato tanti ingredienti difficili e ostili allora saprete che il piatto è riuscito.
Come di ogni ricetta ne esistono infinite versioni tramandate da ciascuna famiglia, questa è quella della mia nonna Giacinta, napoletana dei quartieri, ma rivisitata da me nel corso degli anni grazie a ricerche, consigli e tanta pratica.
Un po’ di storia
Non bisogna essere un linguista per avere il sospetto che Sartù, come Ragù, sia un gallicismo probabilmente entrato nella lingua Napoletana nel diciottesimo secolo: surtout era chiamto nel settecento il centrotavola che spesso conteneva confetti, dolci o altre leccornie. Esso era al tempo stesso cibo ma anche meraviglia nel senso barocco del termine per cui immaginate quacosa di più simile alla fontana del Bernini di Piazza Navona a Roma che non a un cesto di confetti. Il Sartù napoletano è quindi un timballo di riso anche scenografico, uno scrigno ripieno di ogni (grassa) prelibatezza e sorpresa.
In quanto piatto popolare esso richiede carni poco pregiate e lunga cottura: ecco che un privilegio di pochi viene adattato a gusto di molti e il surtout diventa sartù.
La Ricetta
Quando: potete decidere di preparare il sartù in due giornate, preparando il ragú
la sera prima, oppure cucinarlo in una intera giornata ma in questo caso lo servirete il giorno dopo. Oppure come faceva la nonna vi alzate alle 5 di mattina per avere il tutto pronto dopo 7 ore circa (5 per preparare il Ragù). Nel Regno Unito potete inziare a cucinare in tarda mattinatae il tutto sará pronto per il teatime alle 5 pm, che in uk è l’ora di cena.
Prima Parte : Il Ragù
Il Sartù si cucina solo con il Ragú napoletano, se provate a farlo con una specie di bolognese o col ragù lento delle palle di riso (o supplì) sarete còlti da sventura.
Ingredienti per il Ragù
Ricordate che si comincia a cucinare dal momento della spesa quindi annusate, assaggiate, e non risparmiate.
1 kg di manzo, perfetto il collo o girello, non prendete tagli strani (in Uk il brisket va benissimo)
300 grammi di carne di maiale, costolette o spuntature ma attenzione ai pezzi di osso, a napoli si usano le puntine che chiamano “tracchiolelle”, in uk spare ribs ma anche belly stips o trimmimgs.
Se volete potete aggiungere della pancetta di maiale fresca.
500 grammi si salsiccia luganiga (o anche 8 salsicce fini, perfette le apple o cumberland)
Una lattina piccola di concentrato di pomodoro o un tubetto
2 lattine di pelati
2 lattine di pomodoro a pezzettoni
2 bottiglie di passata di pomodoro (700 gr ciascuna)
Una cipolla dorata grande
2 dl di olio extra vergine di oliva (anche 3, ma non meno di 2)
Alcuni usano il burro o lo strutto. Io no.
125 cl di vino bianco profumato, Io di solito apro una bottiglia e il resto lo bevo durante le 7 ore di preparazione… Consiglio un Coda di Volpe del Taburno, ma anche una altro vino bianco campano, ricordate sempre di usare per cucinare un vino che berreste e mai uno che non avvicinereste alle labbra…
Sale marino
Pepe in grani macinato al momento
8 Chiodi di Garofano
Vi servirá una pentola larga (26 o 28 cm almeno 8/10 litri di capienza, perchè dopo qui mettere o anche il riso)
Preparazione del Ragù
Scaldate l’olio con fuoco vivo ma mai troppo alto.
Tagliate la cipolla e risolatela
quando è imbiondita posate il manzo intero e sigillatelo girandolo nell’olio bollente
aggiungente sale, pepe e chiodi di garofano
tirate col vino, ricodate di versare un generoso bicchiere che avrete preventivamente assaggiato
mentre la carne si ròsola preparate il pompdoro aprendo i vari contenitori
quando l’alcool sará evaporato e la carne è appena brunita cominciate a versare un poco alla volta il pomodoro, prima i pelati, poi il concentrato, poi i pezzettoni, poi il passato fatelo gradualmente (ci vorrá una mezz’ora) versando i contenitori uno alla volta e aspettando che riprenda un lieve bollore prima di aggiungere il successivo
inoltre aggiungete un poco di acqua a ogni lattina e bottiglia vuota in modo da raccogliere la salsa rimasta e allungare un pò il pomodoro,
se avete seguito le istruzioni dopo circa un’ora dall’inizo della preparazione il ragú è pronto per iniziare l sua lunga e paziente cottura: ricordate la fiamma lieve ma non troppo, il ragù deve leggermente sobbolire : pippiare in napoletano.
A questo punto potete aggiungere il maiale e le salsiccie.
Dovrete girare il sugo e la carne ogni 10 o 15 minuti. Il ragù non va mai lasciato solo e non va agitato ma mescolato molto delicatamente e soprattutto schizzare dovunque: la cucina a fine cottura dovrá sembrare la stanza del delitto di Cogne.
Cuocete a fuoco lento per 4 ore e mezza, anche cinque. La carne a fine cottura dovrá risultare completamente dissolta.
Toglierete le salsicce dopo le prime due ore. Il resto del maiale potete pulirlo dell’osso e rimettere la carne a pezzetti in cottura.
Nel frattemo prepariamo tutti i “pezzi” per il ripieno
Seconda Parte: Sartù e Ripieno
Ingredienti per Sartú
750 gr Riso per sformati
Piselli
4 uova sode a fettine
salame tipo Napoli tagliato a striscie o cubetti
caciocavallo o provola o formaggio a pasta filata
parmigiano o gran padano (mai pecorino)
pan grattato
burro (Mai la margarina!)
2 uova fresche
alcuni aggiungono fegatini e altre frattaglie o funghi porcini secchi, io lo trovo eccessivo, ma se vi garba fate pure.
Polpettine per il ripieno
600 gr macinato di manzo (potete anche usare metá maiale o il vitello)
2 uova
parmigiano
noce moscata
pane (tipo ciabatta o casereccio) ammollato nel latte o nel pomodoro, non usate l’acqua per caritá…
olio di oliva
olio per friggere (io uso comunque l’olio extra vergine di oliva)
farina
Preparazione polpettine (mentre il ragù si cuoce)
Amalgamate con le mani il macinato, le uova, il pane dopo averlo strizzato e fatto a pezzettini (io lo scaldo anche nel microonde si ammormidisce prima) il parmigiano, spolverate con abbondante noce moscata, un poco di sale, pepe se vi piace, fate delle polpettine di circa un cm e mezzo di diametro, massimo due. Ne verrano tantissime.
Spolveratele nella farina e poi friggetele in una piccola padellina colma di olio idealmente si devono immegere, cuocetele bene, devono risultare ben scure altrimenti dopo si spappoleranno e voi farete una figuraccia.
Ascugatele dell’olio e salatele. Provate a non mangiarle tutte prima di usarle: sono una cosa meravigliosa appena fritte e una tira l’altra…
Preparazione degli altri ingredienti, preparate tutti gli igredienti per il ripieno in modo tale da averli pronti all’uso, affettate le salsiccie, le uova sode, cuocete i piselli (in acqua con mezzo dato o una cipolla piccola che poi metterete via)
Dopo circa sei ore dall’inizio dell’impresa il ragù è pronto: assaggiatelo con un pezzo di pane e sedetevi chiudendo gli occhi e avrete un orgasmo gastronomico.
Mettete circa mezzo litro si ragù da parte, prendete il pezzo di manzo, o i pezzi e talgliateli molto piccoli, una metá di questa carne mischiatela nella salsa, l’altra metá potrete usarla per il ripieno oppure conservarla per un altro pasto, potete anche surgelarla.
Fate prendere bollore al ragù che sará denso ma non troppo, aggiungete se voltete del brodo di carne (e dove cazzo lo prendo adesso il brodo di carne direte) o del brodo vegetale o anche solo un po’ di acqua calda (no fredda no che vi rallenta la cottura!)
Immergete il riso nel sugo e cuocetelo, potete tostarlo prima se volete ma se è un riso che tiene la cottura non serve.
Cuocetelo per poco oltre la metá del suo tempo di cottura, deve esser ancora unpò crudo ma non troppo.
Spegnete, se vi si asciuga troppo avete il sugo extra o altr acqua per aggiustrare il tutto il riso deve essere abbastanza cremoso e fluido.
Gran Finale
Scaldate il forno a 200 gradi
preparate la Teglia imburrata e passateci il pangrattato, il sartù si fa tradizionalemente in un ruoto forato al centro, come una ciambella, ma io lo faccio nella teglia, una grande teglia antiaderente.
Versate nel riso metá dei piselli, le uova fresche, un pò di salsiccia, salame, carne e parmigiano, polpettine. Mescolate bene e velocemente.
Versate metá del riso nella teglia e stemdete bene. Adagiate le uova sode a fettine, il formaggio e il resto del ripieno incluse le polpettine. Se ne avete fatte abbastanza come dovrebbe coservatene una ventine per decorazione alla fine.
Coprite con il resto del riso. Potete decorare con le polpettine in cima. Spargete abbondante pangrattato e poi una quindicina di piccoli fiocchetti di burro.
Infornate, dipende dalla forma del ruoto o teglia e dalla temperatura, ma considerate 40 minuti.
Sette ore dall’inizo il Sartù è pronto, e voi sarete annientati.
A fine cotturá copritelo con la stagnola sì che non si asciughi troppo. Aspettate almeno un’altra mezzora prima di servirlo, o anche una notte ma ricordate di scaldarlo bene prima di servirlo.
Ricordate che il sartù deve essere solennemente presentato e religiosamente servito.
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