da Gabriele Albarosa | Set 10, 2014 | Italia |
Foto e riflessioni di Annunziato Seminara 60-64:
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Caro GiusepPeppino,
Cari Viri Probabilmente Improbi e/o Improbabili (questo sì.....):
5 - 6 giorni fa, in un negozio-garage di cianfrusaglie, ho scovato la foto che vi invio, vendutami a pochi euri (€ 8,00) rispetto a somme superiori più del doppio (€ 20,00)
per cose insignificanti e aventi solo una data vicina a quella di questa foto.
Ho visto subito cosa trattava e chi riportava, ho notato la data, scritta di pugno, senza il numero dell'anno dell'Impero per segnare un giorno proprio della difesa dell'Impero. L'ho estratta velocissimamente dal gruppo per non lasciarmela scappare.
Seguiranno le mie riflessioni,
non solo per me, ma per tutti noi,
Annunziato
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Riflessioni:
E’ significativo come questa foto provenga da un un posto che dovrebbe essere quello che la cronaca storica ha già scritto sulla “grotta” da dove il Nostro Amedeo uscì il 19 maggio 1941, 2 giorni dopo la resa, in uniforme regolare e non con sahariana, insieme agli Ufficiali del Suo Comando per incontrare gli Inglesi e formalizzare le modalità dell’atto di consegna delle armi.
La foto, a mio avviso inedita, fissa nel tempo e rinvia alla Nostra Storia,
a testimonianza per la Storia non solo d’Italia ma a quella del’ Uomo Universale,
la dignità di un “Capo”, l’intensità di attimi “non fuggenti” della compostezza di Uomini
che conoscono e attendono sereni gli ultimi giorni del “fare il dovere sul campo militare” conoscendo quello che sarà il “Dovere dell’Uomo” sul “Campo del’ Onore”.
Quando il gesto in quel “luogo”, parola che gli architetti esaltano come spazio di memoria e di esclusività, dalle semplici casse di imballaggio che diventano sedili e tavolo di rancio, all’arma pronta all’uso (fucile ’91 ?), alla compostezza dei gesti e di quei pensieri che si leggono dai loro stessi visi, la enormità della figura del COMANDANTE che emerge nella naturalezza del gesto, uno fra i Suoi e, consentitemi, “sinistro”, cioè “mancino”, chicca della cronaca, e poi altre sensazioni che fanno impallidire altre figure, cioè figuri, che tante volte ci vengono propinati dalla Storia del Mondo.
Anche e, nel nostro micro-macro mondo, oggi nella nostra Storia, spesso oltraggiata da manipolazioni, millanterie e mistificazioni.
La fierezza del Nostro ALAMARO REALE DI REGALE ALTEZZA sia monito ed esempio ai numerosi assenti del dovere e dell’ onestà.
Conserverò questa immagine come reliquia, in casa, parte integrante del mio “luogo” di affetti e di valori.
da Gabriele Albarosa | Ago 19, 2014 | Estero |
Seppure GalaXia sia – in fin dei conti – “solo una festa”, non c’è dubbio che ha toccato e tocca molti di noi, partecipanti da vicino o da lontano, in modi non sempre ovvi.
In una vacanza a Londra un paio di anni fa, Marcello di Maio (84-87, Cl. A) e la moglie Roberta, innamorati della chiesa neo-gotica di fronte a casa mia, sognavano di rinnovare i propri voti di matrimonio proprio qui.
GalaXia è stato il catalizzatore che ha permesso di trasformare questo sogno in realtà: Venerdì 22, alle 16:45, si svolgerà la cerimonia a cui sono invitati tutti gli ex-Allievi che si troveranno nei paraggi. Tra questi, un nutrito contingente dei “grifi” del 197.
La cerimonia sarà presieduta dal Rev Dr Nicholas Cranfield, parroco della Chiesa di All Saints in Blackheath e professore (Cantab) di Arte Rinascimentale. L’organista Michael Tomassi, suonerà per la congregazione musiche scelte dai “risposi”. Se le nostre corde vocali non sono troppo arrugginite potremo pure provare a cantare il “Padre nostro” come alla Nunziatella.
Istruzioni per arrivare alla Chiesa di All Saints’ Blackheath
NB: il servizio comincerà alle 17:00 in punto. Siate puntuali per favore.
– Google Maps: clicka questo link
– Da Greenwich con TAXI: recarsi alla stazione dei treni di Greenwich, da dove è tipicamente possibile saltare su un taxi. Chiedere di “All Saints’ Blackheath Church”. Il tragitto richiederà 5 minuti e costerà 5-7 sterline.
– Da Greenwich A PIEDI: attraverso il parco di Greenwich, salendo la collina verso l’osservatorio allontanandosi dal fiume, una volta giunti alla sommità, seguire la strada principale, che porta dritta verso l’uscita del parco sempre allontanandosi dal fiume. Da quella strada è visibile la spira della chiesa di Blackheath, a cui si arriva camminando altri 800m una volta usciti dal cancello del parco. Dalla stazione di Greenwich alla chiesa di Blackheath, ad andatura lenta, ci vogliono circa 30 minuti.
– Dal centro di Londra: Blackheath è raggiungibile con il treno (British Railways) da London Bridge (15′), Waterloo East (20′), Charing Cross (25′). Una volta arrivati alla Stazione di Blackheath, girare a sinistra sulla strada principale. Al bivio dopo circa 100m prendere a destra…dopo altri 150 metri c’è la chiesa.
da Gabriele Albarosa | Ago 19, 2014 | Estero |
Riccardo Innocenti 84-87 ci ha fatto pervenire oggi queste splendide, freschissime notizie al ritorno dalle montagne del Pakistan, dove si è recato in spedizione insieme a Giuseppe Battaglia 85-88. Notizie che riempiranno di orgoglio gli ex-Allievi in Italia e nel Mondo.
Riccardo, lasciato lo zaino e con lo smoking in valigia, ci raggiungerà domani per galaXia a Londra.
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Nel corso della spedizione alpinistica Karakorum 2014 organizzata dal Club Alpino Italiano Sezione di Leonessa (RI) il 5 agosto 2014 Riccardo Innocenti (corso 1984/1987 – Istruttore Nazionale di Alpinismo e Direttore della Scuola di Alpinismo “Franco Alletto” di Roma e Giuseppe Battaglia (corso 1985/1988 – Colonello dei Carabinieri e Capo Ufficio Cooperazione Internazionale del Comando Generale dei Carabinieri) hanno compiuto la prima ascensione assoluta di una vetta sita nella Valle dell’Homboro Kangri (Karakorum Pakistano) di 5374 metri di quota.
La vetta è stata raggiunta dopo aver posizionato il campo 1 a 4400 metri di quota sotto il fronte di un ghiacciaio. L’ascensione è iniziata alle 04,00 del mattino e si è conclusa la sera -dopo 13 ore di attività in ambiente- con il ritorno alle tende del campo 1.
Dopo aver risalito il ghiacciaio e averlo lungamente traversato verso sinistra è stato risalito inizialmente un pendio ghiacciato e poi una lunga sezione di misto che ha consentito di arrivare sotto il risalto finale di ghiaccio che da accesso alla vetta vera e propria.
Nella stessa giornata un’altra cordata della spedizione composta da Pino Calandrella, Marco Chiaretti e Stefano Cascavilla hanno compiuto la prima ascensione di un’altra cima -di quota analoga- sita nello stesso gruppo montuoso condividendo il campo 1 e parte dell’itinerario di salita
Le due cime sono state battezzate “NUNZIATELLA PEAK” dal nome della Scuola Militare che entrambi gli ex allievi hanno frequentato e “LEONESSA PEAK” dal nome della città – che ha patrocinato la Spedizione- e in cui ha sede la Sezione del Club Alpino Italiano che ha organizzato la Spedizione.
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da Vincenzo Selvaggio | Giu 2, 2014 | Estero |
Rudi Unterthiner 53-57, gentilissimo, ci ha mandato alcune foto della festa durata 3 giorni laddove la tribù locale dei We-Wai Kai hanno accolto sua moglie (appartenente alla tribù delle pianure, i Shoshone) nella loro e hanno innalzato un Totem (fabbricato da uno di loro) in suo onore di fronte casa sua che guarda verso il mare.
Ha tenuto a precisare che sua moglie è la bella signora che vedete alla sinistra dell’immagine in evidenza.
Per chi non avesse letto l’articolo su di lui di Gabriele Albarosa, eccovi il link.
Foto gallery dell’evento:
da Gabriele Albarosa | Mag 30, 2014 | Estero |
Il miracolo del nostro sodalizio di ex-Allievi: una telefonata di venerdì pomeriggio. Io sono in ufficio a concludere una settimana impegnativa, Rudi invece chiama dalla sua isoletta in Canada per manifestarmi con calore il piacere nell’avere ricevuto notizie della nascente sezione Estero. Dice che prendere il telefono in mano è preferibile all’utilizzo del computer. Mi fa sentire partecipe del suo entusiasmo.
Rudi Unterthiner 53-57 parla con me, uno sconosciuto. Io, incredulo, so di parlare con un MITO. Forse il primo ex-Allievo-mito che ricordi: nell’86-87, quando ero ancora anziano, il chirurgo plastico affermato a Hollywood venne in visita alla Scuola. Si bisbigliavano su di lui storie curiose, un po’ improbabili, forse inventate. Come il fatto che fosse sposato con un’Indiana d’America e vivesse in una grande fattoria, che aveva girato il mondo e che era pure pilota!
Questo pomeriggio il mito ha telefonato. E al suo cappellone ha rivelato che l’improbabile era vero. Che è sposato con un’Indiana della tribù degli Shoshoni, che trascorre periodi nella sua isola canadese, ma non troppo a lungo per via dei tanti animali in fattoria a Santa Barbara. Che la sua passione per il volo nacque da studente universitario quando, per finanziare gli studi in America, spargeva anticrittogamici sui campi della California. E che ora, alla tenera età di … fatevi i conti! giornalmente va in libera uscita con il suo elicottero, i pattini raso-acqua a seguire balene e delfini sull’Oceano.
Il mito – a questo punto non sorprenderà – è anche scrittore. Se sapete l’inglese, potete godervi il suo libro di colore e spessore autobiografico: Faces, Souls, and Painted Crows.
Non vi basta? Eccolo in azione nel 1957: http://youtu.be/5dZyKKCCKrY
Buon fine-settimana! ET ALIBI COMITES.
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