Galasnost: i conti di GalaXia Delta II

Galasnost: i conti di GalaXia Delta II

Per trasparenza, ringraziando ancora tutti i partecipanti, gli sponsor, gli organizzatori.

* Contributi in denaro:
SPONSOR
Famiglie Albarosa (Gabriele 84-87, Umberto 81-84, Stefano 83-86), con il supporto di www.krescendo.com
Famiglia D’Orta (Francesco 84-87)
Famiglia Peluso (Davide 84-87)
Famiglia Solis (Umberto 84-87)
Famiglia Di Maio (Marcello 84-87)
Famiglia Celestino (Ugo 84-87)
Studio Rozzi (Giuseppe 84-87)
Famiglia Marra de Scisciolo (Antonio 53-56)
RINUNCIA BIGLIETTI PAGATI
Antonio Squillante 84-87
Dario Capodici 02-05T
Gianni d’Orsi 74-78
Flavio Carbone 84-87
Sebastian Roberti 04-07
Daniele Di Quattro 04-07
Renato Puglisi 04-07
Luca Buoninconti 04-07

** Contributi in prodotti o servizi:
Vini (42 bottiglie Prosecco, 40 bianco, 36 rose): Patrizio Scalabrino 84-87, con il supporto del produttore Franco Piona
Liquori (12 bottiglie Limoncello Petrone): Raffaele Petrone 95-98
Sconto Alberghi fino al 20%: Fabrizio Giulio 84-87, con il supporto di www.expedia.it
Stampa 120 brochure galaXia: Sergio Civita 53-56
Disegno galaXia Cutty Sark: Ennio Naso 89-92
Logo galaXia Delta II: Stefano Dubay 95-98
Busti spartani dipinti a mano per il 30ennale: Adriano Sbordone 84-87
Materiale video: Claudio Verde 84-87
Raccolta immagini sezione estero: Cono Giardullo 02-05

Comitato organizzatore:
Stefano Schiazza, Gaetano Riccio 04-07
Mario Russo 02-05
Carlo Volpe 94-97
Vincenzo Selvaggio 98-01
Silverio Di Girolamo, Marcello di Maio, Francesco Norante, Gabriele Albarosa 84-87

Re Sartù

Re Sartù

Il Sartù di Riso (riso al forno)

Antefatto

Il sartù è uno dei monumenti gastronomici della cucina napoletana. Come molti piatti tradizionali esso è il frutto di una lunga tradizione che, mischiando elementi della cucina patrizia con le possibilitá e il desiderio di opulenza delle classi subalterne, ha generato un pietanza il cui ingrediente principale, oltre ai grassi, è la fatica. Il sartù come il ragù non si assaggia, se sarete fisicamente sfiniti e moralmente appagati dopo aver domato tanti ingredienti difficili e ostili allora saprete che il piatto è riuscito.
Come di ogni ricetta ne esistono infinite versioni tramandate da ciascuna famiglia, questa è quella della mia nonna Giacinta, napoletana dei quartieri, ma rivisitata da me nel corso degli anni grazie a ricerche, consigli e tanta pratica.

Un po’ di storia

Non bisogna essere un linguista per avere il sospetto che Sartù, come Ragù, sia un gallicismo probabilmente entrato nella lingua Napoletana nel diciottesimo secolo: surtout era chiamto nel settecento il centrotavola che spesso conteneva confetti, dolci o altre leccornie. Esso era al tempo stesso cibo ma anche meraviglia nel senso barocco del termine per cui immaginate quacosa di più simile alla fontana del Bernini di Piazza Navona a Roma che non a un cesto di confetti. Il Sartù napoletano è quindi un timballo di riso anche scenografico, uno scrigno ripieno di ogni (grassa) prelibatezza e sorpresa.
In quanto piatto popolare esso richiede carni poco pregiate e lunga cottura: ecco che un privilegio di pochi viene adattato a gusto di molti e il surtout diventa sartù.

La Ricetta

Quando: potete decidere di preparare il sartù in due giornate, preparando il ragú
la sera prima, oppure cucinarlo in una intera giornata ma in questo caso lo servirete il giorno dopo. Oppure come faceva la nonna vi alzate alle 5 di mattina per avere il tutto pronto dopo 7 ore circa (5 per preparare il Ragù). Nel Regno Unito potete inziare a cucinare in tarda mattinatae il tutto sará pronto per il teatime alle 5 pm, che in uk è l’ora di cena.

Prima Parte : Il Ragù

Il Sartù si cucina solo con il Ragú napoletano, se provate a farlo con una specie di bolognese o col ragù lento delle palle di riso (o supplì) sarete còlti da sventura.

Ingredienti per il Ragù

Ricordate che si comincia a cucinare dal momento della spesa quindi annusate, assaggiate, e non risparmiate.

1 kg di manzo, perfetto il collo o girello, non prendete tagli strani (in Uk il brisket va benissimo)
300 grammi di carne di maiale, costolette o spuntature ma attenzione ai pezzi di osso, a napoli si usano le puntine che chiamano “tracchiolelle”, in uk spare ribs ma anche belly stips o trimmimgs.
Se volete potete aggiungere della pancetta di maiale fresca.

500 grammi si salsiccia luganiga (o anche 8 salsicce fini, perfette le apple o cumberland)
Una lattina piccola di concentrato di pomodoro o un tubetto
2 lattine di pelati
2 lattine di pomodoro a pezzettoni
2 bottiglie di passata di pomodoro (700 gr ciascuna)
Una cipolla dorata grande
2 dl di olio extra vergine di oliva (anche 3, ma non meno di 2)
Alcuni usano il burro o lo strutto. Io no.
125 cl di vino bianco profumato, Io di solito apro una bottiglia e il resto lo bevo durante le 7 ore di preparazione… Consiglio un Coda di Volpe del Taburno, ma anche una altro vino bianco campano, ricordate sempre di usare per cucinare un vino che berreste e mai uno che non avvicinereste alle labbra…
Sale marino
Pepe in grani macinato al momento
8 Chiodi di Garofano

Vi servirá una pentola larga (26 o 28 cm almeno 8/10 litri di capienza, perchè dopo qui mettere o anche il riso)

Preparazione del Ragù

Scaldate l’olio con fuoco vivo ma mai troppo alto.
Tagliate la cipolla e risolatela
quando è imbiondita posate il manzo intero e sigillatelo girandolo nell’olio bollente
aggiungente sale, pepe e chiodi di garofano
tirate col vino, ricodate di versare un generoso bicchiere che avrete preventivamente assaggiato
mentre la carne si ròsola preparate il pompdoro aprendo i vari contenitori
quando l’alcool sará evaporato e la carne è appena brunita cominciate a versare un poco alla volta il pomodoro, prima i pelati, poi il concentrato, poi i pezzettoni, poi il passato fatelo gradualmente (ci vorrá una mezz’ora) versando i contenitori uno alla volta e aspettando che riprenda un lieve bollore prima di aggiungere il successivo
inoltre aggiungete un poco di acqua a ogni lattina e bottiglia vuota in modo da raccogliere la salsa rimasta e allungare un pò il pomodoro,

se avete seguito le istruzioni dopo circa un’ora dall’inizo della preparazione il ragú è pronto per iniziare l sua lunga e paziente cottura: ricordate la fiamma lieve ma non troppo, il ragù deve leggermente sobbolire : pippiare in napoletano.

A questo punto potete aggiungere il maiale e le salsiccie.

Dovrete girare il sugo e la carne ogni 10 o 15 minuti. Il ragù non va mai lasciato solo e non va agitato ma mescolato molto delicatamente e soprattutto schizzare dovunque: la cucina a fine cottura dovrá sembrare la stanza del delitto di Cogne.
Cuocete a fuoco lento per 4 ore e mezza, anche cinque. La carne a fine cottura dovrá risultare completamente dissolta.

Toglierete le salsicce dopo le prime due ore. Il resto del maiale potete pulirlo dell’osso e rimettere la carne a pezzetti in cottura.

Nel frattemo prepariamo tutti i “pezzi” per il ripieno

Seconda Parte: Sartù e Ripieno

Ingredienti per Sartú

750 gr Riso per sformati
Piselli
4 uova sode a fettine
salame tipo Napoli tagliato a striscie o cubetti
caciocavallo o provola o formaggio a pasta filata
parmigiano o gran padano (mai pecorino)
pan grattato
burro (Mai la margarina!)
2 uova fresche

alcuni aggiungono fegatini e altre frattaglie o funghi porcini secchi, io lo trovo eccessivo, ma se vi garba fate pure.

Polpettine per il ripieno

600 gr macinato di manzo (potete anche usare metá maiale o il vitello)
2 uova
parmigiano
noce moscata
pane (tipo ciabatta o casereccio) ammollato nel latte o nel pomodoro, non usate l’acqua per caritá…
olio di oliva
olio per friggere (io uso comunque l’olio extra vergine di oliva)
farina

Preparazione polpettine (mentre il ragù si cuoce)

Amalgamate con le mani il macinato, le uova, il pane dopo averlo strizzato e fatto a pezzettini (io lo scaldo anche nel microonde si ammormidisce prima) il parmigiano, spolverate con abbondante noce moscata, un poco di sale, pepe se vi piace, fate delle polpettine di circa un cm e mezzo di diametro, massimo due. Ne verrano tantissime.
Spolveratele nella farina e poi friggetele in una piccola padellina colma di olio idealmente si devono immegere, cuocetele bene, devono risultare ben scure altrimenti dopo si spappoleranno e voi farete una figuraccia.

Ascugatele dell’olio e salatele. Provate a non mangiarle tutte prima di usarle: sono una cosa meravigliosa appena fritte e una tira l’altra…

Preparazione degli altri ingredienti, preparate tutti gli igredienti per il ripieno in modo tale da averli pronti all’uso, affettate le salsiccie, le uova sode, cuocete i piselli (in acqua con mezzo dato o una cipolla piccola che poi metterete via)

Dopo circa sei ore dall’inizio dell’impresa il ragù è pronto: assaggiatelo con un pezzo di pane e sedetevi chiudendo gli occhi e avrete un orgasmo gastronomico.

Mettete circa mezzo litro si ragù da parte, prendete il pezzo di manzo, o i pezzi e talgliateli molto piccoli, una metá di questa carne mischiatela nella salsa, l’altra metá potrete usarla per il ripieno oppure conservarla per un altro pasto, potete anche surgelarla.

Fate prendere bollore al ragù che sará denso ma non troppo, aggiungete se voltete del brodo di carne (e dove cazzo lo prendo adesso il brodo di carne direte) o del brodo vegetale o anche solo un po’ di acqua calda (no fredda no che vi rallenta la cottura!)

Immergete il riso nel sugo e cuocetelo, potete tostarlo prima se volete ma se è un riso che tiene la cottura non serve.

Cuocetelo per poco oltre la metá del suo tempo di cottura, deve esser ancora unpò crudo ma non troppo.

Spegnete, se vi si asciuga troppo avete il sugo extra o altr acqua per aggiustrare il tutto il riso deve essere abbastanza cremoso e fluido.

Gran Finale

Scaldate il forno a 200 gradi

preparate la Teglia imburrata e passateci il pangrattato, il sartù si fa tradizionalemente in un ruoto forato al centro, come una ciambella, ma io lo faccio nella teglia, una grande teglia antiaderente.

Versate nel riso metá dei piselli, le uova fresche, un pò di salsiccia, salame, carne e parmigiano, polpettine. Mescolate bene e velocemente.

Versate metá del riso nella teglia e stemdete bene. Adagiate le uova sode a fettine, il formaggio e il resto del ripieno incluse le polpettine. Se ne avete fatte abbastanza come dovrebbe coservatene una ventine per decorazione alla fine.

Coprite con il resto del riso. Potete decorare con le polpettine in cima. Spargete abbondante pangrattato e poi una quindicina di piccoli fiocchetti di burro.

Infornate, dipende dalla forma del ruoto o teglia e dalla temperatura, ma considerate 40 minuti.

Sette ore dall’inizo il Sartù è pronto, e voi sarete annientati.
A fine cotturá copritelo con la stagnola sì che non si asciughi troppo. Aspettate almeno un’altra mezzora prima di servirlo, o anche una notte ma ricordate di scaldarlo bene prima di servirlo.

Ricordate che il sartù deve essere solennemente presentato e religiosamente servito.

Facìtene salute!

#galatticamentestellari

#galatticamentestellari

Riflessioni (semiserie) post Galaxia. Di Marco Cucurachi 84-87.

E’ stato bello, molto bello, dall’inizio alla fine, dalla nascita dell’idea alla concreta realizzazione.

Geniale l’intuizione di festeggiare il trentennale d’ingresso alla Nunziatella a Londra alla longitudine zero, presagio di un rinnovamento desiderato ed auspicato; fantastica la location, in questo veliero che ha affrontato mari in tempesta e avversita’ varie; eccezionale la partecipazione degli ex allievi ma soprattutto delle famiglie, delle mogli e dei figli, quasi in naturale continuazione con la nostra vissuta adolescenza; commovente la festa in se’, dal Pompa all’Addio, passando per la Disco, ballata come la ballavanmo trent’anni fa; ottima la cena, dal buffet (affrontato con l’ansia trasmessaci dai nostri istruttori ed ufficiali dell’epoca che ci imponevano di non sotare a lungo dinanzi al tavolo) alle pietanze delicatissime servite ai tavoli dal personale educato e professionale; superlativo lo zoccolo duro organizzativo, che a parte i dovuti e meritati onori, si e’ sobbarcato notevoli oneri; perfette le visite alla Citta’, effettuate a gruppi sparsi, culminate con incontri serali conviviali.

Rimarra’ tutto scritto nella nostra mente, i nostri ricordi si sono arricchiti di eventi straordinari, irripetibili, “ad imperitura memoria”.

Non potro’ mai dimenticare nulla di cio’ che abbiamo realizzato, ciascuno con la sua presenza e con la presenza di chi non ha potuto partecipare, ma la cosa piu’ GALATTICA in assoluto sono stati i cross effettuati dal Maestro Forlani, dotato di un sinistro morbido e vellutato, sul prato di Blackheath e, perdonatemi, l’azione che ha condotto la nostra squadra di calcio al pareggio: Giulio verticalizza sulla fascia per Cucurachi, che evita un paio di avversari (giovani, anzi giovanissimi) e la mette al centro forte e tesa per l’incornata ad incrociare di Cedola, che spiazza l’incolpevole ed inerme Celestino.

Affrontero’ il futuro con la consapevolezza di essere stato parte di un gruppo stellare. #galatticamentestellari

Magico galaXia

Magico galaXia

Sabato sera a Londra è successo qualcosa di magico. Gli ex allievi del 197° si sono riuniti per festeggiare il loro trentennale e hanno deciso di condividere questo momento con tutti noi: ex allievi più anziani e più giovani, zak, ex allievi della Teuliè e del Morosini, amici e simpatizzanti.

La location, il Cutty Sark, era fantastica ed inspiegabilmente appropriata, ottimo catering, servizio impeccabile e una organizzazione che nemmeno il miglior cerimoniale del mondo avrebbe saputo allestire, la cura per ogni dettaglio, la musica e fiumi di prosecco, vino e delizioso limoncello Petrone.

Ma la vera grande magia e il regalo che il 197° ha fatto a tutti i presenti è quello di aver dimostrato una granitica coesione di corso e allo stesso tempo di averla condivisa con tutti noi: anche se di anni più giovani o più vecchi tutti indistintamente ci siamo sentiti immediatamente allievi e compagni di corso! In quasi 20 anni di vita nunziatellica e tanti raduni, feste, cene, party, balli mak P, gite e tornei di canasta questo è stato in assoluto l’evento più emozionante e coinvolgente cui ho avuto l’onore di partecipare.

Sono stati onorati i morti e gli assenti con solennità e affetto, senza retorica e senza piagnistei, stupendamente come si salutavano gli antichi guerrieri. Ci sono stati momenti di poesia, divertimento ma anche di memoria sotto l’estrosa regia del maestro Forlani. C’è stato il Pompa, il Rock e anche il Pompa Rock!

Voglio ringraziare Gabriele, Marcello, e tutti i ragazzi del 197 per averci fatto questo meraviglioso regalo. Tanti i partecipanti, soprattutto tanti giovani. Una serata stupenda, che vale un’attesa di 30 anni.

Adesso aspettiamo il 2024! Grazie corso 197°

Mario Bernardi 95-98

Festa Galaxia ‘Delta Due’ – riflessione

Festa Galaxia ‘Delta Due’ – riflessione

(Per chi non conoscesse l’origine del nome, poiché festeggiamo i corsi entrati nell’anno ‘4’, delta è la quarta lettera greca. ‘Due’ perchè è il secondo Galaxia che organizziamo dopo quello del 2004 al Palazzo Reale di Napoli)

Londra, a Greenwich del meridiano zero (simbolo geografico della supremazia britannica) abbiamo celebrato la festa ex allievi per 10-20-30-40ennale, a pochi metri da quella che era l’accademia navale dell’impero.

Quando meno di un anno fa fu lanciata l’idea al nostro mini-raduno di Polla (SA) in casa Ritorto, fui inizialmente tiepido e sono rimasto sotto sotto scettico fino quasi al giorno della festa. Come si potevano celebrare la Nunziatella, i suoi corsi 74-77, 84-87, 94-97, 04-07 con un galà in un vascello inglese, a migliaia di km da Napoli e dalla nostra Alma Mater? Un’idea bizarra, un capriccio, quasi un sacrilegio da parte di ex allievi transfughi oltreconfine o disaffezionati al suolo patrio. Oppure solo una pragmatica esigenza di appoggiarsi sull’organizzazione made-by-Albarosa, mancando alternativa affidabile a Napoli.

Invece la sera alla festa ed il giorno dopo mi è diventato tutto chiaro, si incastra tutto. Mi ero sbagliato, è stata una grande idea fare il Galaxia là, e le motivazioni ideali che vi ho ritrovato mi sembrano più forti anche della stessa necessità di garantire la riuscita materiale dell’evento. Nè Gabriele, nè altri me ne hanno parlato, forse sono solo elucubrazioni frutto dell’alto tasso alcolemico post-festa…ditemi che ne pensate.

1) In primis, Londra e l’Inghilterra sono l’esempio migliore al mondo del saper coniugare tradizione e modernità, passato e futuro, dell’alimentare il proprio progresso con salde radici. Un modello, un messaggio: per chi tra noi ex allievi è impaludato in riti che non danno linfa a nuove cose. O per altri che accecati dalla modernità, dimenticano.

2) Fare la festa in una nave ferma: simboleggia un potenziale inespresso, oppure la fine di un viaggio e di un’avventura. A noi scegliere…

3) Fare la festa in una nave mercantile non militare. Un memento,: il business, il successo commerciale, la pecunia sono una stampella importante per sostenere le Istituzioni umane (incluse le scuole e quelle militari).

4) Andare alla porta accanto, quasi all’ombra del Royal Naval College. Una scuola militare terza, non Milano, non Napoli. Per ricordarci che non hanno senso contrapposizioni e rivalità.

5) Passare dal Palazzo Reale, dal golfo di Napoli a luoghi acquatici – l’acqua marrone del Tamigi – oggettivamente molto meno attraenti. Una lezione da tenere a mente: non bastano i doni della natura, serve impegno e sudore, così pure se parti svantaggiato puoi fare meglio, molto meglio, di chi è nato con naturale bellezza, o ricchezza.

6) Organizzare la festa da soli, senza nessun appoggio di amministrazioni o soldi pubblici, senza l’aiuto di questo o quel politico e funzionario. Altra lezione: possiamo non essere sudditi.

7) Dulcis in fundo, superare difficoltà logistiche e finanziarie di una scala enorme rispetto a giocare in casa. Un incoraggiamento: nihil difficile volenti. Nihil Albarosae et comitibus.

Dopo tutte queste riflessioni, alla domanda “ma dovevamo davvero venire fino a Londra per fare una festa?” possiamo rispondere in due modi diversi. In modo pessimistico pensando tristemente che la decadenza italica (e partenopea in particolare) ha preso una tal piega irreversibile che ormai non emigrano solo più neolaureati in cerca di futuro, ma anche tradizioni ed istituzioni orfane del passato. Un passato ignorato da chi dovrebbe preservarlo e valorizzarlo.

Possiamo altrimenti pensare in positivo ed ispirarci, prendere spunto dalla formidabile terra britannica che ci ha messo a disposizione un monumento navale per la nostra festa e riflettere su come fare qualcosa per invertire quel nostro declino. Riflettere su come rilanciare la Scuola. Riflettere su come migliorare il nostro stare insieme come ex allievi. Riflettere su come ottemperare sempre alla promessa di servire la Patria col cuore. Riflettere se e come andare a far capire ad Autorità locali/Stato Maggiore Esercito ed Ispettorato Scuole che esiste un patrimonio non messo a frutto di energie, sentimenti, passione (e potenziali clienti paganti) tra gli ex allievi sparsi in Italia e nel mondo. Fargli capire che insieme possiamo consolidare il Galaxia come evento ricorrente che dia lustro alle scuole militari e benefici al territorio che le ospita, farlo diventare la festa dei corsi che si ritrovano e che rinnovano i voti di servizio alla Patria presi a 18 anni.

I nostri interlocutori potrebbero non capire ma noi abbiamo il dovere di provarci. Fare appunto come qualcuno ha scritto sul Galaxia Delta Due: venire alla longitudine zero di Greenwich per ripartire.